martedì 21 agosto 2012



Nettuniana
era coperta di ferri caduci
e Lui le accudiva il cuore, 
ruggine e cardini divelti
ad ogni marea
fno a risalire un solco nella rena
e diventare pallidi al sole




... avrà ed eccole le membra del Creato


(E.R. Hughes)

martedì 14 agosto 2012

LUNARIA






LUNARIA

QUATTRO FASI IN -VERSI


(I)





E' la vista
la safena imprevista
che s'insabbia
nel dominio dei sensi in festa
soprattutto espone la marea
per mandare tutto in oca
e si svergognano le donne in rabbia
come nel flusso degli alberi i fianchi
l'alta paga dell'immortalità
muove sottomessa
stregona compra un anello
e si fidanza con se stessa. 

(II)

Svanire nell'aria
faccetta bella, è un allunaggio
sebbene le macchie lunari si frantumino
poco e vivano nel più 
degli errori e delle inesattezze
e se tornare indietro sarà un lago
che non bestemmia mica
a queste braccia di cinabro e mal'aria
ogni singola parte (mi) sarà contestata.
Allora possa io risorgere,
rifluire
staccare, 
spianarmi
nel moto del viaggio che sarà breve, 
- mettetevi comodi - 
e in uno dei varchi la risurrezione
delle facce, 
tisiche e fuori fuoco 
(mi) contenderanno la riva
macabri tridenti e rialzati in loco,
finiranno, in buono spirito, in un'acetaia
e mostreranno due lune
tre soli ma ancora una sola vita
vecchia.

III

Rende la carne greve
quel pensiero
come sceso dalle fate 
o dalle sagome caduche 
in un freatico silenzio d'Acqua
la cellula che le compone il cuore
globuli di poesia delle domeniche
allegre fisarmoniche in ipossiemia di sensi. 
Ma quando cede alla mezz'aria delle sue voci
si mette a girare nelle dighe
nelle secche, nelle mosche
è quella che appare 
traspare
come la miseria frusta.

Ogni sogno è sgrezzato,  
lavato, (ri)costruito,
come la prediletta figlia femmina della Luna
volante, fra le miglia delle piastrelle
dei fiori di limoni
un'essenza, decantata
un canto dall'altra riva
sebbene prenda a macete il primo quarto 
- che quindi cala a fasce -.
Così è spoglia.
Le hanno asportato il male dei dubbi
incuneato il reale dei vivi
spezzandole il braccio, nella via dell'indulto.

IV

(Ah padrona)
spettro nero
diafana
con le fibbie slacciate nel fiato
finché si stende e si rialza 
riordina le scarpe per uscire scalza
a guardare oltre il firmamento
e trova il Magreb 
e la licantropia che le gualcisce l'anima
incomposta, allunata dei sospiri
rincorsi, (ri)corsi negli uomini al metilene
l'ansia chimica dei ricordi assimilata
all'essenza il nulla, l'attesa delle stelle
la testa inciucia pensieri
sottopancia, girata nel dorso, 
fuori
nel cuneo soffocante della bassa marea.